Rapone paese delle fiabe

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Esiste un piccolo borgo in Basilicata di meno di mille anime, conosciuto come “il paese delle Fiabe”. Rapone è paese lucano situato nel territorio del Vulture a ottocentotrentotto metri sul livello del mare, sul monte Cuppariello. In questo luogo fiabe e leggende popolari si intrecciano con le storie di vita degli abitanti.

I racconti raponesi incarnano l’essenza dei luoghi e della cultura contadina: il lavoro agricolo nei campi, la devozione religiosa alla Madonna, i chilometri percorsi sui tratturi nei boschi per andare in visita alla zita, le nottate di ballo fra vino, fisarmonica e tarantelle. La vita contadina creava il terreno fertile per la nascita di occasioni legate al racconto. Quale modo migliore di passare il tempo nelle lunghe sere d’inverno davanti al fuoco? Come si potevano ammonire i tanti bambini che scorrazzavano selvaggi per i campi mentre genitori e parenti lavoravano? Spesso capitava di tornare tardi la sera magari dopo una festa in casa, su strade non illuminate e si evitava di passare per alcuni luoghi: Statt accort! Ca ngé u lupu cumunal!

Un uomo che aveva osato nascere la vigilia di Natale era affetto da una maledizione. Nelle notti di luna piena si trasformava in un essere mostruoso. Quando tornava a casa, sua moglie doveva aspettare che bussasse tre volte, altrimenti l’avrebbe divorata.

Si dice che lo Scazzamauriedd può venire di notte. SI diverte a fare rumore e dispetti in casa. Mentre dormi si siede sul petto e non ti fa respirare! Allora devi afferrarlo stretto stretto e prendere il suo cappello rosso. Così facendo lui sarà costretto a regalarti tutto il suo tesoro!

Altri racconti sono legati a donne ben note nella tradizione lucana: le masciare, figure particolari riconosciute dalla comunità come detentrici di saperi oscuri, temute e riguardate tanto da non poter essere nemmeno nominate.

Se passa una di “quelle” dalle ciò che ti chiede! Altrimenti ci capiterà una qualche disgrazia.

Oggi è sabato. Si ripete come un mantra mentre si fa il segno di croce, come rito scaramantico. Il sabato è il giorno della loro riunione, del Sabba che avveniva sotto un albero di noci nel beneventano:
Sott’acqua e sott o vient, sott a r noc’ r Benevent!

Episodi avventurosi erano legati a questi personaggi e luoghi misteriosi del paese, le storie passavano di bocca in bocca e veniva a crearsi quasi un cast teatrale di personaggi. Nel Museo Multimediale C.E.R.A. di Rapone (Centro di Educazione Rurale Ambientale) è possibile immergersi in questo mondo antico, passato ma ancora presente nelle memorie. Si possono ascoltare i racconti in dialetto, giocare con l’erbario della masciara e tentare di acchiappare lo scazzamauriedd.

Che lo si chiami monaciello, folletto oppure goblin, possiamo ritrovarlo nelle fiabe di tutto il continente europeo, dall’Irlanda alla Grecia. Così come la pratica del raccontare che è presente fra tutte le popolazioni del mondo ma proprio in Europa assume caratteristiche uniche. Le fiabe tradizionali che tutti conosciamo, dai fratelli Grimm in poi, esistono a Rapone e in tutta Europa in mille versioni diverse, legate al luogo di cui hanno preso l’essenza e al viaggio che hanno compiuto, tramandate oralmente da generazioni. Per questo motivo la fiaba popolare è stata candidata nella lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali. Custodi di queste gemme sono gli anziani, spesso incredibili narratori, inconsapevoli della grande arte che hanno appreso dai loro avi.

L’arte di raccontare storie si trasforma da secoli insieme alla stessa storia del genere umano ma rimane sempre un prezioso strumento per interpretare e dare un senso al mondo.

Questo articolo è stato scritto da

Mariacristina Mona

Mariacristina Mona

Autore

Guida ambientale escursionistica - AIGAE N. BA136

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